Crisi di gravidanza: un percorso di coppia

terapia-520x245E’ un pomeriggio di fine novembre quando Maurizio ed Elisabetta si presentano nel mio studio. Sono agitati, è la prima volta che si rivolgono ad uno psicologo, si siedono e mi chiedono da dove cominciare. Consiglio loro di spiegarmi il motivo per cui hanno richiesto una consulenza, la ragione che li ha spinti qui, ad intraprendere quello che diventerà un bellissimo percorso di conoscenza di sè, della propria relazione, un bellissimo percorso di riavvicinamento di due persone, perdute in un momento di crisi.

Elisabetta mi racconta di aver preso la decisione di chiamarmi, dopo essersi resa conto di avere un problema che non erano in grado di risolvere da soli. Aspetta un secondo figlio da Maurizio, una gravidanza non programmata, che ha deciso di portare avanti, nonostante Maurizio non fosse daccordo. Maurizio, saputo che la moglie era incinta, le avrebbe consigliato di abortire, mettendola di fronte ad una scelta drastica: “O me o lui”. Elisabetta non è in grado di fare quanto richiesto dal marito, si rifiuta, e decide di portare aventi la gravidanza, andando contro il paletto impostole dal marito. Maurizio decide quindi di andarsene di casa, per poi tornare dopo qualche giorno. Ma da quel momento la relazione tra i due cambia drasticamente, poichè Maurizio prova verso la compagna un forte senso di rabbia, si sente tradito, costretto contro la sua volontà ad una scelta non voluta.

Maurizio mi racconta di essere tornato a casa perchè innamorato della moglie, di non poter vivere senza di lei, perchè a questa è legato da un amore sincero, un amore che fino a quel momento non aveva mai avuto alcun cedimento. Il problema è che Maurizio non riesce a liberarsi da questo senso di rabbia che prova verso Elisabetta, rabbia che lo allontana dalla donna che ama. Si sente in colpa per questo, si sente una persona egoista, ma ammette di non riuscire a vivere diversamente l’evento.

Elisabetta vorrebbe che Maurizio riescisse ad accettare questa gravidanza, a viversela con gioia, perdonandola, mettendo da parte la rabbia che lo divora.

Maurizio però è perentorio, non ne vuole sapere di un secondo figlio. Ama la moglie, e pertanto è disposto a vivere la sua vita con lei, ma alle sue condizioni: non si alzerà se il neonato piange la notte, non addormenterà il figlio se la moglie sarà stanca. Maurizio lo dice chiaramente, “lo ha voluto lei, senza ascoltare il mio volere, pertanto se ne occuperà lei”.

Decidiamo quindi di cominciare un percorso che li accompagnerà in questo momento così delicato, vedendoci con cadenza settimanale, data l’urgenza della loro richiesta.

Nelle settimane che seguono, decidiamo di ripercorrere assieme la loro storia di coppia, dal momento del loro incontro, fino ad oggi, per capire come sono diventati oggi quello che sono, per rivalutare il presente alla luce di quello che c’è stato fra di loro.

Mentre si raccontano, mi danno la sensazione di una coppia con molte risorse, una coppia capace di ascoltarsi, di rispettare gli spazi l’uno dell’altra, senza parlarsi sopra, capaci di attendere il proprio turno, di comunicare tra loro. Una coppia legata da un amore sincero, messo in stallo da un evento inaspettato. Durante le settimane in cui ci vediamo, mi raccontano di come si sono conosciuti, un giorno d’estate, durante una vacanza, della relazione a distanza che hanno tenuto per alcuni anni, vivendo in città diverse, della decisione di andare a vivere assieme, della decisione di trasferirsi a Firenze per motivi di lavoro, della decisione di avere un figlio 5 anni fa, della vitalità del loro rapporto, della complicità fra i due, di come tutto filasse liscio, senza inciampi, senza nessun ingranaggio fuori posto. Maurizio ed Elisabetta si ascoltano reciprocamente mentre parlano, si commuovono, i loro occhi brillano, e qualcosa dentro di loro sembra smuoversi ad ogni seduta. Via via si fanno più complici, si correggono, aggiungono dettagli, ridono assieme, e gli occhi sognanti li trasportano a quei momenti idilliaci saldamente impressi nelle loro memorie

Un amore vero, entrato in crisi per questo evento inaspettato, un evento a cui entrambi hanno partecipato, un evento che però Maurizio non riesce ad accettare. Maurizio prova rabbia verso la moglie, e non riesce a liberarsene. Anche Elisabetta è arrabbiata, non capisce come possa essere così egoista suo marito, disposto ad andarsene di casa per un suo “capriccio”, per una “presa di posizione infantile”.

Le settimane passano, l’autunno lascia il posto al freddo spogliarsi dell’inverno, e piano piano il mondo comincia a rinascere, a colorarsi di primavera, sbocciando nei fiori, nei profumi e nei canti degli uccelli fra i rami verdi di una primavera agghindata a festa.

Siamo in primavera, la gravidanza è agli sgoccioli, Elisabetta mostra una pancia prossima al parto, e Maurizio continua a provare rabbia. Si è rassegnato all’idea di diventare nuovamente padre, ha accettato il cambiamento prossimo, ma ancora non è in grado di liberarsi di questa rabbia che si affaccia sovente e lo allontana dalla moglie, in un tira e molla d’amore ed odio, in una relazione fatta di amore e rabbia.

E’ durante una di queste sedute, che i due cominciano a prendere coscienza di cosa è accaduto realmente dentro di loro.

Maurizio è rabbioso con la moglie perchè non ha voluto abortire, perchè di fronte ad una scelta, “O me o lui”, ha scelto di diventare madre, anche a costo di perdere il marito. A questo punto Elisabetta esplode in un pianto sommesso. E racconta quei momenti, di come di fronte alla scelta di abortire, si sia sentita vacillare, di come abbia sentito che se avesse fatto un passo del genere, sarebbe sicuramente impazzita. Elisabetta, tra le lacrime, spiega che in realtà non ha avuto alcuna scelta, si trattava di tenere il figlio o impazzire, perdendo comunque il marito. Elisabetta era certa: se avesse abortito, niente sarebbe stato più lo stesso in lei, tutto le avrebbe ricordato cosa aveva fatto, e la sua mente non avrebbe retto. Elisabetta non aveva scelta: era una strada obbligata, che ha dovuto percorrere, per non impazzire. Non è stata Elisabetta a scegliere, è stata la paura, il terrore che si prova ad affacciarsi sugli abissi della pazzia, quando ci si trova a quattr’occhi con la follia, quando il mondo vacilla e si fa incorporeo perdendo ogni collegamento con la realtà.

Maurizio ascolta questa confessione, e dentro di lui qualcosa comincia a cambiare, la rabbia che prova comincia a lasciare il posto ad una comprensione che prima non trovava spazio, una comprensione che non poteva esistere fino a quel momento.

E’ dopo questa apertura che Maurizio si lascia andare al racconto della sua vita, descrivendo con dolore il ricordo della separazione dei suoi genitori. Emerge una realtà che fino ad allora era sempre rimasta intrappolata sotto il velo rigido di una rabbia incomprensibile, una rabbia che lascia il posto alla paura, la paura di poter rivivere esperienze traumatiche, gia vissute nell’infanzia.

Accompagnando Maurizio in questo suo cammino affiora con prepotenza il dolore provato quando i suoi genitori si lasciarono, evento avvenuto in concomitanza della nascita del fratello di Maurizio. Qualcosa comincia a farsi largo nella mente di Maurizio, un sentimento che fino ad ora aveva sempre rifiutato, un sentimento che non aveva mai voluto accettare: in quel momento Maurizio si rende conto di aver sempre attribuito alla nascita del fratello la causa del divorzio dei suoi genitori, separazione che lo ha portato a dover assistere una madre in lacrime, una madre disperata che ha sostituito il vuoto lasciato dal marito con la presenza del figlio, Maurizio, che si è trovato costretto ad assumersi responsabilità troppo pesanti per un bambino della sua età.

Maurizio ha sempre incolpato il fratello per la separazione dei propri genitori, senza riuscire mai ad ammetterlo, neppure a se stesso. Un insigt, una nuova consapevolezza si affaccia sgomitando: Maurizio comprende le ragioni della propria reazione alla decisione di Elisabetta, adesso Maurizio sa perchè non vuole assolutamente un secondo figlio: questa gravidanza inaspettata gli ha fatto rivivere dolori che non avrebbe mai voluto riprovare, come se un nuovo nato portasse necessariamente in sè la rovina. Maurizio non diceva no ad una seconda paternità, Maurizio non diceva no alla propria moglie, Maurizio stava solo difendendosi di fronte alla paura di soffrire di nuovo: era il terrore che le sofferenze vissute da piccolo potessero tornare ancora che lo aveva messo nella condizione di difesa, arrivando ad odiare la moglie per la sua decisione/non decisione.

Queste confessioni avvengono tra le lacrime di Maurizio. Elisabetta ascoltando scoppia a piangere, vivendo su di sè il dolore provato dal marito, e si lascia andare in un abbraccio profondo, commovente, sincero. Tra le lacrime i due si guardano, si dicono di amarsi, e restano così, in silenzio, abbracciati.

Da questo punto il percorso subisce un repentino cambio di marcia. L’aver dato un volto a rabbie e paure, l’aver elaborato ciò che si nascondeva sotto alcune emozioni e vissuti, ha permesso di aprire la porta ad un riavvicinamento, ad una riappacificazione, un circolo virtuoso che ha portato i due a recuperarsi, ad ucire da una situazione di stallo da cui difficilmente sarebbero usciti se non avessero deciso di intraprendere alcun percorso, se Elisabetta non avesse avuto il coraggio di chiedere aiuto, se Maurizio non avesse avuto la forza di volontà e la motivazione per lavorare su di sè, nonostante la rabbia lo spingesse in tutt’altra direzione.

Continuiamo a vederci per alcune settimane, ma il percorso volge al termine. Ce ne accorgiamo entrambi, entrambi proviamo la sensazione di aver raggiunto un obiettivo, l’obiettivo che ci eravamo posti inizialmente. A questo punto Maurizio ed Elisabetta sentono di possedere degli strumenti che prima non avevano, strumenti che permetteranno loro di continuare senza di me, per la propria strada, una strada fatta di paure, ansie, imprevedibilità, una strada che adesso saranno in grado di percorrere assieme, dandosi forza reciprocamente, tendendosi il braccio, ogni volta che sentiranno il terreno cedere sotto i loro piedi.